21. ago, 2021

LA PANCHINA

- Ciao amore, scusa il ritardo.

- Ti sto aspettando da mezz'ora. Questo non è un ritardo, ma una dimenticanza, me ne stavo andando.

- Non mi hai aspettato in piedi sotto la pioggia, sei rimasta seduta qui in questa bella panchina di legno.

- Ha i tarli questa bella panchina! Ho contato così tanti fori mentre ti aspettavo che stavo per fare un disegno e unire i puntini come nella settimana enigmistica.

- Sviluppare la fantasia anche nella quotidianità previene lo sviluppo dell’Alzheimer; è un ottimo esercizio mentale.

- Ma come sei spiritoso. E tu, quale3 esercizio hai fatto nella mezz'ora in cui non eri qui, con me?

- Sono andato dal barbiere. E non te ne sei neppure accorta.

- Quante volte tu non lo noti in me, ora sai come ci si sente a non essere guardata.

- Sono solo dei capelli.

- Appunto. Mi hai fatto aspettare mezz'ora solo per i tuoi capelli. Te li sei tagliati troppo, non hai più vent'anni. Devi smetterla di tagliarli a spazzola come un ragazzino.

- Non ne ho cinquanta, eh.

- Per poco.

- A me piacciono così, nessuna mi ha mai detto che sto male.

- Qualcuna ti dice mai che stai bene? Perché ti alzi?

- Facciamo una passeggiata, visto che è da mezz'ora che sei qui seduta.

- Mi si è avvicinato un uomo, prima, si è seduto proprio vicino, sentivo il suo odore.

- E cosa ti ha detto?

- Nulla ha aperto un libro e lo ha sfogliato.

- Che problema c'è, un uomo con un libro si è seduto vicino a te.

- Appunto. Mi è sembrato strano.

- Chi usa i cani… chi libri. Con il cane è più facile, te lo assicuro.

- E tu cosa ne sai? Non hai cani e neanche libri.

- Su andiamo a bere qualcosa, c'è un chiosco a due passi.

- Non sono rimasta qui mezz'ora in questa vecchia panchina di legno per andare a bere una Coca Cola in un baretto tra bambini sudati e mamme squittenti.

- Allora facciamo due passi al parco, sotto l'ombra dei castagni.

- Non riesco a camminare molto con queste scarpe, mi fanno male.

- E perché le hai messe? Pensavi ti portassi in braccio?

- Sarei troppo pesante? Stai dicendo che sono grassa?

- Camminiamo scalzi come quei due nel film… te lo ricordi quel vecchio film dove due giovani innamorati camminano a piedi nudi nel parco.

- È un film troppo vecchio, ora rischiamo di tornare a casa con l'epatite calpestando una siringa oppure sporchi di cacca di cane.

- Ascolta. Io vado a prendere qualcosa da bere e te lo porto e rimaniamo qui, in questa panchina. Ho voglia di una birra.

- Tu risolvi sempre tutto con una birra e non capisci che mi lasci ancora qui, sola. E se arriva un altro uomo a importunarmi?

- Se avrà un libro non sarà pericoloso. Starò via al massimo cinque minuti, il chiosco è dietro l'angolo.

- Non essere certo che mi troverai al tuo ritorno.

- Cinque minuti… solo cinque minuti…

- Che sommati ai trenta di prima, ai quindici di ieri e ai venti di sabato sono un'eternità, una vita intera.

- Va bene allora non vado, mi siedo. Ecco qui va bene? Comoda questa panchina, è fatta come quelle di una volta con la seduta un po' concava, non piatta, si adatta bene al corpo.

- Tesoro, non sei una panchina.

- Tu vorresti che io fossi come questa panchina: conformante alle tue esigenze; se fosse per te dovrei rimanere qui seduta ad aspettarti fino a farmi venire i tarli. Magari ogni tanto mi dai una carteggiata e poi una pennellata di impregnante per farmi come nuova, per vedermi sempre qui ferma all'ombra dei castagni.

- A volte mi sembra che tu lo pensi.

- Ora andiamo. Sono stanca di stare qui seduta, andiamo a casa.

- Va bene. A che ora abbiamo l'appuntamento domani per scegliere le fedi?

- Alle dieci e mi raccomando non farmi aspettare.