LA CAPIGLIATURA

Che vergogna!

All’età di tredici anni continuano a farmi i codini senza la frangetta. Ho i capelli di un colore marroncino tendente al grigio chiaro, sfumato nel beige, la fronte ampia e spaziosa che luccica come una palla da biliardo. Un colore indefinito come il mio carattere. Tutte le mie amiche hanno trecce, code di cavallo bellissime, io invece ho capelli lisci come lo spago e corti appena alle orecchie perché mia madre non ha tempo (e forse men che meno voglia) di pettinarmeli con fiocchi e mollette colorate.

Quando a sedici anni ho avuto il dono della ragione (o almeno credevo di averlo) ho seguito la moda del momento sperando di uscire dall’anonimato, o meglio, dal gruppo delle “amiche simpatiche”. Come molte mie coetanee ho fatto la permanente, così riccia che sembravo una pecora pronta da tosare, un leone appena uscito dal casco della parrucchiera.

Mentre le mie amiche riscuotevano successo, il continuavo a rimanere in disparte.

A quanto pare il mio anonimato non dipendeva dai capelli.

A diciotto anni ho cambiato parrucchiera.

Rossa, mi sono fatta rossa! Un rosso talmente vicino al color carota che per un mese sono andata a scuola con il berretto di lana finché, per non sembrare malata, ho avuto il coraggio di toglierlo e farmi vedere da tutti.

Piano piano mi si stava formando il carattere, stavo capendo come lottare in una società che ti è contro.

A me sono bastati i capelli.

Quando ho conosciuto il mio ragazzo e futuro marito avevo diciotto anni e i capelli alle spalle. A lui piacevano così e mai avrebbe voluto che li tagliassi. Tempo tre anni e li ho tagliati. Già allora avrei dovuto capire che non era per me.

Con la nascita dei due figli il tempo per sentirmi donna era passato, e ho lasciato crescere in modo improvvisato una chioma liscia, un po’ ondulata, spenta e ancora anonima come mi sentivo io, finché la ribellione dei trentasei anni mi ha portato a una separazione, al divorzio e a un taglio psicologico e fisico.

Capelli corti un centimetro e neri come la pece, poi biondi, poi rossi, poi ancora biondi e ora castani. Insomma. Per me sono diventati un accessorio che dimostrano il carattere, il desiderio di cambiare e la forza di farlo sempre senza paura.

"Perché tanto, sono solo capelli, e se anche viene male un taglio o un colore c'è sempre rimedio".

“Solo alla morte non c'è rimedio” (cit. nonna paterna)